Andrea Lattanzi: « Antonio Albanese mi ha fatto sentire un po’ come suo figlio»
Il vincitore del Premio Bracco come migliore attore rivelazione al Figari Short Film Fest si racconta,
dall’adolescenza “troppo" libera ai prossimi lavori in arrivo.

Di Stefania Veneri
Al Figari Short Film Fest hai ricevuto il Premio Beatrice Bracco come migliore attore rivelazione, cosa hai provato quando lo hai saputo? C’è un Premio in particolare che vorresti ricevere?
Sicuramente l’emozione nel ricevere un premio per il lavoro che si svolge, e soprattutto che si ama, regala sempre grandi emozioni. A me dà la forza e la grinta per poter andare avanti, mi fa dire in un certo senso “allora sto facendo bene”, non è solo una cosa materiale ma molto di più! Non c’è un premio in particolare che vorrei ricevere, do lo stesso valore a tutti i premi perché mi danno la carica per continuare a fare quello che faccio. Ovvio che se mi dovessero dare un Oscar… non lo rifiuterei!
Nella serie Netflix Summertime abbiamo seguito le vite e le vicende di un gruppo di ragazzi a metà tra l’ adolescenza e l’età adulta, una fascia di età complessa che è spesso sotto i riflettori ed oggetto di critiche, tu come eri a quell’età? Avevi già le idee chiare su quello che sarebbe diventato il tuo lavoro?
Assolutamente no, non sapevo e non avevo per niente le idee chiare, diciamo che io ho vissuto la mia adolescenza in modo molto libero, delle volte forse anche un po’ troppo, nel senso che ognuno a modo proprio vive delle esperienze, la mia -se vogliamo dirla tutta - diciamo non è stata sempre una strada dritta… anzi c’erano molti incroci e bivi….ma questo sicuramente mi ha regalato un bagaglio di esperienze enormi! Poi intorno ai 20 anni, quindi neanche troppo presto in realtà, ho iniziato ad appassionarmi molto al cinema… e da lì è esploso il mio amore.
A gennaio è uscito il film Grazie Ragazzi, una storia raccontata da un cast importante in cui la cultura diventa la chiave di riscatto, com’è stato vivere quella realtà?
È stata un’ esperienza magnifica e magnifico è stato viverla anche nei panni di Andrea e non solo di Damiano; la differenza tra teatro e carcere , l’abisso tra finzione e realtà… La finzione, per assurdo, del teatro che rende liberi e la realtà triste del carcere che non ti tiene chiuso in gabbia. Girare in carcere porta sempre una grande malinconia, a prescindere da tutto… diciamo che è stata un’ esperienza stupenda che porterò sempre dentro, insieme al ricordo speciale della bellissima persona che è Antonio Albanese, mi ha fatto sentire un po’ come il suo piccolo figlioletto.
Nella tua giovane carriera puoi contare film, serie TV e cortometraggi, qual è il tuo rapporto con il cinema breve?
Credo sia importante dare voce anche alle storie brevi, perché magari è proprio da lì che possono nascere delle cose stupende. Al Figari ho visto un po’ di corti, anche di registi internazionali, e li ho trovati veramente stupendi, tanto che ho pensato “ca*** con questo ci vorrei lavorare!”. Penso che gli attori già affermati dovrebbero sostenere questa piccola, ma grande, realtà che è il mondo del cortometraggio. È un qualcosa da coltivare perché spesso nella loro brevità contengono una grande potenza e questo, a volte, viene sottovalutato. Io ho recitato in Indimenticabile di Gianluca Santoni che 3 anni fa fu premiato proprio al Figari Film Fest ed è stato molto bello.
Dove e quando ti rivedremo sullo schermo?
Tornerò protagonista, insieme ad altri bravissimi attori, in due opere prime:
Io e il secco e
Animali Randagi. Il primo è un lungometraggio, sempre per la regia di Gianluca Santoni, le cui riprese sono terminate lo scorso inverno a Ravenna, l’altro è diretto da Maria Tilli con Giacomo Ferrara nel cast. Sono due film a cui tengo molto e spero li possiate vedere presto!