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"Nostalgia" - Intervista a Francesco Di Leva,

attore nel film presentato in concorso a Cannes 75


"Napoli... se dovessi darle una forma, sarebbe una nuvola che cambia ogni 10 minuti...

Lavorare con Favino?  É un gioco molto serio."


DI STEFANIA VENERI

 Francesco Di Leva e Pierfrancesco Favino in "Nostalgia"  - © Mario Spada

In concorso a Cannes con il film “Nostalgia”, ultimo lavoro di tanti realizzati insieme al regista Mario Martone sia per il teatro che per il cinema, come si è evoluto il vostro rapporto negli anni e cosa ti ha lasciato questo film?

Tutto è iniziato circa 17 anni fa quando Mario Martone tenne un corso sul “Don Giovanni “ di Mozart nella villa di Luchino Visconti a Forio d’Ischia;

in quell’occasione scelse 15 attori provenienti da tutta Italia. Lui fu uno dei primi ad introdurre l’invio dei self-tape e mio nonno sponsorizzò il mio invio dicendomi “Tu dovresti conoscere uno come lui per diventare un bravo attore”. Ad Ischia ho seguito con molto impegno il corso e da allora non ci siamo mai più lasciati. Mi ricordo ancora l’arrivo di Mario, aveva al seguito un plotone di persone e io decisi che volevo essere tra quelle, fino poi ad arrivare al suo fianco. Proprio di recente parlavamo di Cannes e ci dicevamo che l’emozione più grande per entrambi non è arrivarci, è un Festival dove tutti gli attori vorrebbero arrivare, ma è arrivarci insieme.  Da 17 anni coltiviamo un rapporto,  iniziato quando io ero un semplice allievo di 22 anni, insieme abbiamo fatto “Il Sindaco del Rione Sanità” ,che gli ho proposto di fare per il teatro NEST, per poi andare con il film in concorso a Venezia e ritrovarsi a Cannes poco dopo.

E’ un percorso che commuove, che ho visto spesso in altre coppie di registi e attori che per anni lavorano insieme, in quei casi non mi chiedo perché un regista scelga sempre lo stesso attore, anzi, perché non dovrebbe farlo? Quando c’è un legame fatto di sintonia, amore… Io, onestamente, mi sento un privilegiato ad aver conosciuto Mario e la sua famiglia di attori, scenografi, costumisti, direttori della fotografia e io oggi mi sento parte di questa famiglia.

Lui, oltre ad essere un grande artista, è un intellettuale ed è un piacere scambiarci opinioni sul mondo artistico, teatrale, cinematografico. Se penso a noi due, vedo un giovane panettiere ( io) che è diventato amico del suo Maestro, due che spesso fanno delle grandi mangiate insieme e forse anche dei bei film, forse… In realtà, dopo tanti anni ho difficoltà a parlare del nostro rapporto perché è diventato un legame intimo e non voglio esporlo quindi preferisco parlare di Mario come artista e ovviamente non posso non parlare di Ippolita Di Majo perché lei fa la differenza, è una donna d’ intelligenza unica, attenta al mondo e alle parole, dietro le sue sceneggiature c’è una grande ricerca, si interroga sulle cose e conosco l’enorme lavoro che svolgono come coppia e questo mi emoziona.

 


Il protagonista del film è Pierfrancesco Favino, come è stato lavorare con lui?

Con Favino è un gioco molto serio. Lui si diverte come se fosse un eterno bambino, ma tutto quello che fa lo fa con una disciplina e una professionalità fuori dal comune: questo mix è Pierfrancesco Favino, ed è molto bello.E’ bello lavoraci perché non si prende troppo sul serio, è onesto personalmente ed intellettualmente, è umile e  sincero… diciamo che ho trovato una persona più che un attore e quando trovi qualcuno tanto umano, educato e sensibile vai oltre al suo essere attore, quello si vede nei suoi film, è uno dei migliori attori in Europa, e non solo, e bastano i suoi film a raccontare l’attore che è. 

Dal punto di vista recitativo, è stato un bellissimo gioco, mi sono confrontato con lui e ho avuto la fortuna di conoscere un uomo straordinario.


 

Napoletano doc,  interprete sensibile e profondo conoscitore della sua città, sei capace di trasmettere sfumature, emozioni e foto inedite che arrivano dritte allo spettatore. (Un esempio su tutti :  “Il Sindaco del Rione Sanità” , di Eduardo De Filippo con la regia di Mario Martone, in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2018). Com’è la “tua” Napoli?

Se dovessi darle una forma… Napoli sarebbe una nuvola che cambia ogni 10 minuti, in cui ognuno ci vede quello che vuole quando alza gli occhi al cielo.

E’ una città che mi piace definire una “terra stregata” , un po’ come il Brasile, perché quando ci arrivi poi non vuoi più andare via , nonostante i momenti critici che la città ha vissuto negli ultimi 100 anni; è così per i 2 milioni di persone che la vivono ed è difficile da spiegare. Adesso Napoli sta cambiando, non nella sua forma ma nel vento, noi napoletani siamo questo vento perché abbiamo deciso di cambiare, c’è meno silenzio, più persone che denunciano la criminalità, persone che si ribellano e vogliono vivere una Napoli diversa. Lo Stato sta facendo un grande lavoro e ne sono testimone e parte attiva allo stesso tempo perché tutti i giorni dico cosa non mi piace ed oggi, rispetto anche a soli 10 anni fa, è possibile farlo. Proprio nel momento in cui se ne inizia a parlare, inizia il cambiamento e a questo hanno contribuito le serie tv che sono state girate a Napoli, i film e persino i social network perché hanno permesso alle forze dell’ordine di individuare più velocemente attività illecite.

Credo che in questo momento Napoli rappresenti la capitale del Cinema, è un po’ la Roma di 20 anni fa, anche se non tutti vogliono riconoscerlo. La Campania è una regione molto ricca e povera al contempo; offre tantissime location che si prestano alle più svariate ambientazioni, dal Lago Patria che ricorda gli scenari della Siria o di altri paesi colpiti da eventi bellici, ai famosi vicoli di Napoli, fino alle ville  o agli appartamenti da milioni di euro che si affacciano sul mare. Importante e atipico è anche il contesto economico con un costo della vita molto più basso rispetto alle altre città e un senso dell’accoglienza e dell’inclusione che è insito nel popolo napoletano, non a caso è qui che è nato “il caffè sospeso”. Uno scenario ricco di contraddizioni… ma chi è che non ne ha, per capirla bisogna viverla.


 

Sei tra i fondatori del NEST, teatro nato da una scuola abbandonata nella periferia est di Napoli, un progetto ambizioso e (forse) utopico…

11 anni fa era un’utopia e la vedevano tutti: tranne noi. Dove tutti vedevano la palestra di una scuola abbandonata, noi ci vedevamo un teatro.

Ricordo di aver visto un documentario che raccontava di Emma Dante e del suo spazio “La Vicaria” a Palermo e mi sono chiesto perché non avrei dovuto avere uno spazio nel mio quartiere. Così mi è venuto in mente l’edificio dove io andavo a scuola, la mia palestra… e sono andato lì, sono entrato da una finestra e una volta dentro ho chiamato l’attore Adriano Pantaleo e lo scenografo Carmine Guarino e gli ho detto “Venite, abbiamo un teatro”. Abbiamo iniziato a smontare i cesti da basket e da lì siamo partiti.

Negli anni sono passate tante giovani compagnie teatrali e nomi importanti come Toni Servillo o lo stesso Mario Martone, con cui abbiamo debuttato con “Il Sindaco del Rione Sanità”, Alessandro Haber, l'Orchestra di Piazza Vittorio, Sergio Rubini, Ennio Fantastichini e di recente Edoardo Leo. Abbiamo anche creato un’associazione per un gruppo di circa 40 ragazzi che ora sono parte attiva del processo creativo, artistico e materiale del NEST, a loro forniamo corsi e laboratori gratuiti per far si che si innamorino del teatro. Siamo in tanti e mi auguro che questo progetto possa proseguire nelle mani di questi ragazzi perché è una nostra creatura ma è anche un bene della comunità, un avamposto culturale, un contenitore di idee e di persone ed è necessario concedere le possibilità e gli strumenti a chi lo porterà avanti.

 

 

Il teatro è uno dei settori più penalizzati dalla pandemia e dalle regole disposte per contenerla, come si sta risvegliando il NEST e quali sono i principali eventi in programma ?

Maggio è un mese con molti spettacoli in calendario, i prossimi saranno “L’onna” liberamente tratto da “L’onda” di Todd Strasser adattamento e regia Andrea Vellotti, “Tutto sua madre” tratto da “Les garçons et Guillaume, à table!” di Guillaume Gallienne e “GiOtto-studio per una tragedia” di e con Giuseppe Provinzano.

 

 

Teatro, ma anche tanto cinema perché hai lavorato su diversi film di recente …   

E’ vero, il 16 giugno uscirà “Come prima” di Tommy Weber, ho lavorato su “Tutti i Nostri Ieri” (2021) di Andrea Papini e in autunno abbiamo girato “Ti Mangio il Cuore” (2022) di Pippo Mezzapesa.  Sarò anche in “ Mixed By Erry” (2022), una commedia diretta da Sydney Sibilia e poi, chiaramente, c’è “Nostalgia” di Mario Martone.



© Riproduzione Riservata

 Francesco Di Leva e Pierfrancesco Favino in "Nostalgia"  - © Mario Spada

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